Aston Martin Bulldog, dopo 45 anni superata barriera 300 km/h.
La storia della Aston Martin Bulldog è affascinante e rappresenta un importante capitolo nella storia dell’automobilismo. Costruita nel 1979 come parte di un progetto gestito da Mike Loasby, ex dipendente della DeLorean, la Bulldog era stata concepita per raggiungere una velocità massima di 200 mph (circa 322 km/h), un traguardo che ha richiesto 45 anni per essere raggiunto.
Equipaggiata con un potente motore V8 twin turbo da 600 CV, derivato dall’unità sviluppata dall’ingegnere polacco Tadek Marek per Aston Martin, la Bulldog aveva originariamente registrato una velocità massima di 191 mph (circa 307 km/h) nel 1979. Tuttavia, a causa della recessione economica del periodo e delle difficoltà finanziarie che affliggevano il marchio Aston Martin, il progetto della Bulldog fu abbandonato e l’auto rimase un esemplare unico.
Solo nel 2020, il nuovo proprietario di Aston Martin, Philip Sarofim, decise di far restaurare la Bulldog. L’auto è stata affidata alla Classic Motor Cars Ltd di Bridgnorth, nel Regno Unito, un’azienda specializzata nel restauro di auto d’epoca di grande valore storico. Il processo di restauro è durato 18 mesi, con un impegno di 7.000 ore di lavoro e numerosi test e regolazioni.
Finalmente, la Bulldog è riuscita a superare la soglia delle 200 mph, raggiungendo l’obiettivo originale che era stato fissato per essa. Il CEO della Classic Motor Cars, Tim Griffin, ha espresso soddisfazione per il risultato e ha ringraziato la comunità di Campbeltown, in Scozia, dove è stata stabilita la base per il record di velocità.
Il proprietario, Phillip Sarofim, ha sottolineato l’importanza di realizzare i sogni degli ingegneri e dei designer che hanno creato la Bulldog. L’auto rappresenta una pietra miliare nel design, nell’innovazione e nell’ingegneria automobilistica, sfidando le barriere e aprendo nuove strade nel settore.
La storia della Aston Martin Bulldog testimonia la passione e l’impegno dietro la realizzazione di una supercar unica e rappresenta un’aggiunta preziosa alla storia dell’automobilismo.
Testo di Renzo Raimondi per Motori Storici.
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