Michelin in Italia, una storia che inizia nel 1901.
Sfogliando gli annali del rapporto, proficuo e sempre reciprocamente intenso, fra la Michelin e il nostro Paese, si scopre che l’avvio dell’attività industriale nello stabilimento di Torino Dora è datato 1906 ma che la vendita in Italia di pneumatici Michelin ebbe inizio cinque anni prima, nel maggio 1901.
Questo per iniziativa del giornalista (collaboratore della Gazzetta dello Sport) Ernesto Vaccarossi che, da grande appassionato di motori e di automobilismo, sviluppò l’idea di fondare a Milano l’ Agenzia Italiana per la vendita di pneumatici Michelin.
Lo stabilimento Dora è dunque il primo fra quelli italiani, nato agli albori del secolo con il compito di favorire l’introduzione nel nostro Paese di un prodotto – marchiato Bibendum – che dimostrò negli anni a seguire di avere tanta importanza nello sviluppo dei mezzi di trasporto sospinti dal motore a scoppio.
La scelta di Torino come sede della nuova fabbrica Michelin fu determinata dal fatto che fra il 1899 ed il 1907 in questa città vennero costruite oltre 30 fabbriche di automobili, le migliori consumatrici del prodotto. La costruzione dello stabilimento Michelin di Torino Dora ebbe inizio nel 1906 ed il primo pneumatico uscì dallo stampo di cottura il 13 luglio 1907.
Per anni lo stabilimento di Torino Dora svolse in seno al gruppo il compito di azienda-pilota: qui nacque, ancor prima che a Clermont Ferrand, la produzione di pneumatici per scooter e proprio a Torino ebbe inizio la riorganizzazione dei trasporti interni adottando, su vasta scala, l’impiego di carrelli sollevatori a forche e dei nuovi sistemi di magazzinaggio a palette.
Nel primo dopoguerra del primo conflitto mondiale lo stabilimento di Torino si stava avviando ad una produzione per quei tempi elevata ma l’annesso piccolo cotonificio non era più in grado di fornire nella quantità richiesta la tela di cotone ed il cablé (cavetto di ritorti) anche perché i pneus per autocarri richiedevano ben 20 e più tele tessili.
Si prevedeva inoltre un ulteriore rapido sviluppo nella motorizzazione ed era perciò improrogabile una ristrutturazione radicale della produzione con la creazione di una più moderna unità produttiva nel settore tessile. Fra le ragioni che hanno spinto Michelin ad ubicare a Trento il nuovo stabilimento, va menzionata una legge che il Governo aveva emesso per favorire l’insediamento di unità produttive nelle Regioni da poco annesse al Regno d’Italia, che avevano una economia in crisi. Inoltre c’era una grande disponibilità di manodopera e d’acqua.
Così in base alla stessa legge che portò Pirelli a Rovereto e Lancia a Bolzano, Michelin Iniziò nel 1924 operazioni preliminari e accordi con Autorità locali per le acquisizioni delle aree, nello specifico quelle compresa tra la ferrovia ed il fiume Adige a poca distanza dal centro di Trento. Nel 1927 il nuovo stabilimento inizio la produzione come cotonificio. La mano d’opera reclutata Trento e nei paesi limitrofi era prevalentemente femminile per le doti d’agilità e destrezza manuale richieste.
Si arriva così al 1958 quando Michelin effettua massicci investimenti dando all’unità produttiva una nuova dimensione, riducendo significativamente la produzione tessile e concentrandosi sulla fabbricazione di rinforzi metallici. Lo stabilimento raggiunge la sua massima espansione all’inizio degli Anni ’70 con un organico di poco superiore ai 1770 dipendenti.
Nel 1999 la vecchia fabbrica cessa la produzione e una piccola unità produttiva viene installata a Gardolo e continua la produzione di ritorti tessile e filiere metalliche, fino alla fine del 2005, quando viene definitivamente chiusa.
La storia dell’importante stabilimento Michelin di Cuneo risale invece al 1961 quando l’ingegner Robert Daubrée (ndr: la famiglia Daubrée era imparentata con i Michelin e fin dall’inizio era a capo delle attività italiane) avvia e porta a termine la costruzione dello stabilimento che attualmente può contare su circa 2.100 dipendenti. La scelta di Cuneo è dovuta a molteplici motivi, tra cui la grande disponibilità di manodopera dovuta all’assenza di industrie nella zona, la ricchezza di acqua e la vicinanza a Torino.
Alla morte di Robert Daubrée nel 1966, gli subentra il figlio Emmanuel che punta verso ulteriori espansioni e inizia in successione la costruzione degli stabilimenti di Alessandria (1970), Fossano (1970) e Torino Stura (1971). In particolare gli impianti di Alessandria e Torino Stura sono un classico esempio di espansione industriale nell’ambito di un territorio ristretto, in un periodo in cui le scelte industriali portavano alla scelta di piccole unità, piuttosto che di grandi insediamenti, come quelli della Casa madre. Più in dettaglio lo stabilimento di Torino Stura nasce anche come alternativa al vecchio Stabilimento di Dora, che a seguito dell’espansione urbana si era venuto a trovare praticamente nel centro cittadino.
Fonte Ansa
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