Una Mostra dedicata allo spirito della Mini, alla Triennale di Milano.

Una Mostra dedicata allo spirito della Mini, alla Triennale di Milano.

La mostra “Don’t Need A title. MINI, inspired by origins”, in scena dal 13 aprile al 27 maggio alla Triennale di Milano, narra la storia di un’icona dell’automobilismo e lo fa grazie a un percorso espositivo che attraverso il passato ed il presente porta il visitatore al futuro del marchio.

Già dal titolo si capisce la forza del brand Mini, Don’t Need A title. MINI, inspired by origins, un titolo a dimostrazione che non c’è bisogno di titoli per una mostra sulla Mini ma di ispirazione dalle origini del dna Mini, quella originale!

Una esposizione che ripercorre la storia del brand britannico dal 1959 a oggi, attraverso 4 principali aree tematiche divise in altrettante stanze.

Il dna di MINI ha una formula speciale: si poggia su principi cardine attorno ai quali il Brand britannico ha costruito la propria identità, la propria iconicità e la propria forza.

Una formula vincente che la nuova proprietà tedesca ha saputo valorizzare e attualizzare e che farà da cardine anche per il futuro proprio per questo è esposta tra le altre anche la Mini Vision Next100 Concept che rappresenta in toto dove andrà nei prossimi anni lo spirito Mini.

Lo spazio interno abbondante in confronto alle dimensioni esterne, la sportività e la proverbiale maneggevolezza che sono principi cardine di ogni Mini e chi ne ha guidata una sa a cosa mi riferisco.

Proprio per questo il percorso della mostra si snoda attraverso quattro stanze, ciascuna dedicata a uno o più valori che compongono il codice genetico di MINI:

  1. SKY ABOVE mette in evidenza il rapporto tra MINI e le esigenze urbane con le sue soluzioni salvaspazio. Fin dal suo esordio, infatti, la Mini ha accettato la sfida di risolvere i problemi della mobilità con intelligenza e creatività. La famosa disposizione delle rute agli angoli e del motore trasversale per trovare più centimetri per gli occupanti.
  2. ISSIGONIS’ RHAPSODY pone MINI in un contesto di design più ampio, esplicitando le sue esplorazioni creative e offre un tributo ad Alec Issigonis, il designer che l’ha progettata.
  3. MIRRORS & STARS rispecchia la sua attitudine ad essere un’icona e ad essere stata scelta nei decenni da personalità esse stesse iconiche.
  4. IN THE MAKING racconta la passione delle persone dietro la nascita di ciascuna MINI e la possibilità per ognuno di crearsi la propria.

Con il suo inconfondibile design e il puro divertimento di guida, il primo esempio della Mini classica innescò una rivoluzione nel mercato automobilistico con la sua apparizione nel 1959 e che durò ininterrottamente fino al 2000 quando usci di scena la vecchia cara Mini per far posto a quella moderna costruita dalla BMW.

Il prototipo di Sir. Alec Issigonis era semplice e geniale: tanto spazio interno combinato a dimensioni esterne ridotte, quattro posti, handling di guida perfetto, bassi consumi e un prezzo ragionevole, la perfetta auto da città che poteva spingersi anche oltre ma nel suo spirito rimaneva pur sempre un utilitaria.

La valorizzazione dell’aspetto sportivo racchiuso in quella minuscola scocca fu merito di un’altra figura chiave nella storia del marchio. John Cooper, amico e socio in affari di Issigonis e vincitore di due titoli mondiali per costruttori di Formula Uno, non tardò a individuare il potenziale dinamico della vettura con il lancio, nel 1961, della prima Mini Cooper.

Da 59 anni il nome Cooper identifica ciò che MINI è in grado di offrire quando si tratta di divertimento di guida.

Per la Cooper non si è mai trattato di una questione di cavalli, come dimostra clamorosamente il confronto tra la Mini classica e le sue eredi. La chiave sta nel fondamentale principio di un uso creativo dello spazio, unito all’inimitabile go-kart feeling, che fa da trait d’union per le generazioni della mitica auto di piccole dimensioni. E chi ne guida una capisce benissimo di cosa si stà parlando.

Il concentrato di idee inserite in questa piccola automobile è a tutt’oggi sorprendente. Il risultato, la famosa maneggevolezza della Mini classica, spiega perché la vettura continua a godere dell’apprezzamento di una comunità di fan così affezionata.

Nel 1962, a soli 3 anni dal lancio sul mercato, la produzione di Mini superava i 200.000 veicoli all’anno. Scelta come auto preferita in città anche da personaggi del calibro di Peter Seller, Steve McQueen, The Beatles, Brigitte Bardot, Clint Eastwood, Lord Snowdon, Twiggy, giusto per citarne alcuni, la Mini diventò il simbolo di un’intera generazione.

Negli anni successivi la Mini si affermò come una vera e propria icona, un marchio con una tradizione unica, un fascino irresistibile a qualsiasi età.

Ed anche se le vendite negli anni sono calate e poi si son riprese la Mini, con i suoi pregi ed i suoi difetti, sono rimasti sostanzialmente gli stessi, soprattutto il tipico go-kart feeling, pregi e difetti che gli amanti della Mini definiscono caratteristiche che fanno parte fondamentale del suo fascino.

Insomma intramontabile Mini, ricca di contenuti innovativi e di idee semplice e geniali che negli anni l’anno definitivamente consacrata a icona del nostro tempo e delle nostre passioni… in scena fino al 27 maggio alla Triennale di Milano.

 

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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