Museo Mercedes-Benz, mostra racconta storia segnali stradali.
Una serie di 33 mostre tematiche, chiamate ’33 Extras’, anima la già eccezionale esposizione di auto, veicoli, tecnologie e curiosità con ben 1.500 esibizioni, al Mercedes-Benz Museum di Stoccarda.
L’ultima di queste mostre straordinarie, aperta in questi giorni, è dedicata a un tema vecchio come l’automobile, quello delle segnalazioni stradali, partendo da quello che attorno alla fine del 1800 venne collocato sulle strade indicando il ‘divieto di accesso a ogni tipo di veicolo a motore’. In effetti, spiegano al museo Mercedes-Benz, i primi cartelli stradali – se si eccettuano le pietre miliari e le iscrizioni già presenti nelle ‘autostrade’ dell’antichità, quelle dei Romani – hanno fatto la loro comparsa appunto alla fine del diciannovesimo secolo per aiutare i ciclisti a non sbagliare strada o per indicare punti o situazioni particolarmente pericolosi.
Tra i primi a farlo i club degli appassionati di biciclette in Gran Bretagna seguiti dalla Germania. Uno degli elementi caratteristici e obbligatori (ancora oggi) dei segnali stradali è la comprensibilità del messaggio quale che sia la lingua.
Inizialmente, nel 1909, Bulgaria, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Monaco, Austria-Ungheria e Spagna concordarono quattro segnali stradali comuni, quattro tondi blu con simboli che avvisavano di strade sconnesse, curve, passaggi a livello e incroci.
Solo molto tempo più tardi (nel 1968) è stata firmata la ‘Convenzione di Vienna’ per uniformare segnali stradali e indicazioni e ad oggi vi hanno aderito quasi 70 Paesi.
Una caratteristica tipica degli Anni ’20 del secolo scorso erano i ‘segnali cittadini’ uno dei quali è esposto al Museo Mercedes-Benz. Erano una combinazione di un elemento centrale circolare con una freccia. Se questa puntava verso il lato indicava la direzione di marcia ma se la freccia era rivolta verso l’alto era un segnale di avvertimento.
I segnali di stop o divieto di accesso prevedevano invece che la freccia fosse rivolta verso il basso. Nel 1926 un sistema di segnaletica si vide per la prima volta nelle competizioni, ‘inventando’ la comunicazione tra box e pilota che è diventata anno dopo anno elemento essenziale negli sport motoristici. La portò al debutto Alfred Neubauer, direttore sportivo della Mercedes che alla gara sulla Solitude-Rennstrecke il 12 settembre 1926 fece uso del suo sistema di segnaletica che consisteva di bandiere, cartelli e pannelli informativi per garantire pit-stop pianificati con precisione.
Fin dalla sua invenzione, l’automobile ha subìto un rapido processo di sviluppo tecnico e parallelamente ciò è accaduto che anche per i segnali stradali.
La prima generazione era realizzata in ghisa, a cui seguirono quelli in lamiera e poi in acciaio smaltato.
Infine si è arrivati all’alluminio rivestito. Oggi, molti divieti e molte informazioni sulle autostrade e anche nelle città sono visualizzati in forma digitale con messaggi variabili utilizzando la tecnologia Led.
Al Museo Mercedes-Benz si può scoprire anche come i segnali stradali dopo essere stati installati debbano anche essere mantenuti. Dagli Anni ’50, l’Unimog può essere utilizzato con accessori speciali per la pulizia dei cartelli.
Fonte Ansa
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