Il prototipo Fiat City Taxi di Manzù protagonista della mostra “Che macchina!”.
Il MAUTO celebra il 50° anniversario della Fiat 127 e rende omaggio a Pio Manzù che la concepì.
Accanto a sei esemplari della mitica vettura, prodotta in più di cinque milioni di unità, sono esposti disegni, modelli e progetti del designer che elaborò un’idea di mobilità molto moderna.
Tra gli oggetti più curiosi il prototipo del City Taxi ideato da Manzù nel 1968 e fonte di 15 nuovi brevetti registrati da Fiat che in seguito saranno trasferiti su diversi modelli della produzione di serie. La spettacolare “concept car” Fiat appartiene alla preziosa collezione storica di Stellantis Heritage.
Fino al 5 settembre il Museo na zionale dell’Automobile di Torino (MAUTO) ospita la mostra “Che macchina!” dedicata alla Fiat 127 che quest’anno festeggia il suo 50° anniversario. Inoltre, l’esposizione rende omaggio al designer che ne concepì la forma: Pio Manzoni, in arte Manzù, figlio dell’affermato scultore Giacomo. Il titolo della rassegna è tratto dalla campagna di lancio della prima serie e sintetizza bene come la 127 lasciò tutti stupiti per la sua innovazione, divenendo di fatto una delle vetture Fiat più amate di sempre.
La figura di Pio Manzù e la genesi della Fiat 127 saranno oggetto di un convegno che si terrà il 6 luglio alle 10.30 presso l’Auditorium del Museo. Tra i relatori Roberto Giolito – Head of Heritage, Stellantis – insieme all’ex direttore del MAUTO Rodolfo Gaffino Rossi ed a Luciano Galimberti, Presidente dell’ADI – Associazione per il Disegno Industriale.
La mostra dedicata al 50° anniversario della Fiat 127 concepita da Pio Manzù
La Fiat 127 è davvero un’auto moderna per l’epoca – spaziosa dentro e piccola fuori – così come è di particolare attualità la visione sul tema della mobilità del progettista Pio Manzù prematuramente scomparso nel 1969. È questo il binomio vincente che rende l’esposizione un appuntamento imperdibile, curato dal giornalista Giosuè Boetto Cohen e da Giacomo Manzoni, figlio del designer, e realizzata grazie alla collaborazione della Fondazione Manzoni Arte e Design e con il contributo tecnico di Heritage, il dipartimento di Stellantis dedicato alla tutela e alla promozione del patrimonio storico dei brand Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth.
Il pubblico può ammirare sei esemplari dell’utilitaria presentata nel 1971 e insignita del titolo di “Car of the year” nel 1972: due 127 della prima serie, la Rustica, la Sport, la Top e la Panorama. Sono una piccola ma significativa selezione delle molteplici versioni prodotte fino al 1987 per un totale che supera i cinque milioni di unità. E accanto alle vetture trovano spazio disegni, modelli, prototipi e progetti che Pio Manzù realizzò durante la sua vita: dalla lampada Parentesi, realizzata insieme ad Achille Castiglioni nel 1968, alla rivoluzionaria Autonova FAM del 1964, il primo monovolume della storia moderna.
Di certo grande curiosità suscita il prototipo Fiat City Taxi su base 850, appartenente alla preziosa collezione storica di Heritage e solitamente esposta nello spazio polifunzionale Heritage HUB a Torino.
Tutti i segreti del prototipo Fiat City Taxi su meccanica 850
Si tratta di un originale progetto per il trasporto pubblico cittadino non di linea che vanta numerose innovazioni tecnologiche orientate alla sicurezza e alla funzionalità, tanto che può essere definito a pieno titolo una vera e propria “concept car”. Basti pensare che sono ben 15 i nuovi brevetti registrati da Fiat per allestire la 850 City Taxi.
Certo il prototipo presentato al Salone di Torino resta allo stadio sperimentale, ma molte delle sue innovative soluzioni, sviluppate a lungo dal Centro Stile Fiat, vengono in seguito utilizzate sulle vetture di serie. Anche le linee, in particolare quelle del cofano motore posteriore, vengono riprese nell’utilitaria Fiat 126 del 1972, che prima affianca e poi sostituisce la gloriosa Fiat 500.
Il contesto storico e la collaborazione con Pio Manzù, uno dei designer più creativi dell’epoca
Il suo esordio avviene il 30 ottobre 1968, in occasione della 50a edizione del Salone dell’Automobile di Torino. Sono gli anni della contestazione studentesca e sociale ma, al tempo stesso, le città vivono un nuovo momento di euforia e nelle strade circolano molti taxi realizzati sulla base della geniale Fiat 600 Multipla, creata da Dante Giacosa nel 1956 ed evoluta insieme alla popolarissima Fiat 600 da cui deriva. Dal 1964 la Casa torinese affianca alla 600, in produzione ancora fino al 1969, la sua naturale evoluzione: la Fiat 850.
Negli stessi anni, i progettisti Fiat si interrogano sulla possibilità di realizzare una versione della 850 esplicitamente dedicata al trasporto pubblico, per sostituire l’ormai datata 600 Multipla. Non il semplice allestimento di una vettura già esistente, quindi, ma un’auto concepita sin dall’inizio per essere utilizzata come taxi. All’epoca i progetti per vetture particolari erano il terreno in cui si esprimeva l’estro dei grandi carrozzieri italiani ma, in questo caso, il compito è affidato direttamente al Centro Stile Fiat che si avvale per la prima volta della collaborazione esterna di uno dei designer più creativi dell’epoca: Pio Manzù.
Trasmissione servoassistita “Idroconvert”
Il progetto parte dall’utilizzo della meccanica della Fiat 850: per agevolare l’intensivo impiego cittadino viene scelta la versione “Idromatic”, presentata al Salone di Ginevra nel 1966 e caratterizzata dalla presenza di un convertitore di coppia intorno alla frizione idraulica per rendere più semplice la guida in città. Non si tratta di un cambio automatico ma di un sistema che elimina il pedale della frizione e che lascia invariate le quattro marce della 850 Super. La descrizione utilizzata è “trasmissione servoassistita” e la targhetta sul cofano riporta la dicitura “Idroconvert” che nel frattempo ha sostituito la precedente denominazione del lancio.
Dimensioni compatte e design votato al comfort
Le dimensioni sono compatte ma gli spazi sono sfruttati al massimo, tanto per favorire l’agilità nell’impiego cittadino quanto per facilitare la salita e la discesa dei passeggeri. La forma a due volumi, con sbalzi ridotti, presenta linee piuttosto tese con cofano anteriore corto e spiovente, ampie superfici vetrate che permettono ai passeggeri di godere al meglio del panorama cittadino e l’abitacolo più alto del normale per migliorare il comfort durante la permanenza a bordo. La colorazione arancione vuole rendere più facilmente riconoscibili i mezzi di trasporto pubblico rispetto agli altri, quando i taxi sfoggiano ancora la livrea verde e nera.
Più che per lo sviluppo in altezza, l’850 City Taxi stupisce per le asimmetrie: sul lato sinistro c’è una porta convenzionale utilizzata soltanto dall’autista, mentre sul lato destro i passeggeri entrano in vettura attraverso un’inusuale e innovativa lunga porta scorrevole a comando elettrico. Le differenti dimensioni delle porte si ripercuotono anche sulle diverse misure dei primi due vetri laterali. Inoltre, i due tergicristalli sono particolarmente lunghi perché devono pulire un parabrezza molto più alto del normale: quello dal lato del conducente – realizzato nella configurazione “a pantografo” – si articola con due bracci e, come su alcuni pullman dell’epoca, nella posizione di riposo resta verticale; anche l’altro tergicristalli non è del tutto convenzionale, perché descrive un arco dall’interno verso l’esterno del vetro, al contrario rispetto alle altre Fiat contemporanee.
Interni rivoluzionari e strumentazione avveniristica
Il divano posteriore ospita tre passeggeri: se, in casi straordinari, fosse necessario ospitarne un quarto per brevi tratti, è presente un sedile supplementare a ribalta posto accanto a quello del conducente. Normalmente lo strapuntino resta chiuso e lo spazio a destra del conducente è dedicato a ospitare i bagagli, assicurabili con una cinghia dedicata. Altri possono essere collocati nello spazio alle spalle del divano, sopra al motore. L’accesso a quest’ultimo vano può comodamente avvenire anche dall’esterno, attraverso un ampio portellone vetrato.
Le particolarità degli interni proseguono: la Fiat City Taxi si caratterizza infatti anche per una plancia avveniristica imbottita con materiale deformabile, che ingloba il quadro strumenti, il tassametro – una condizione innovativa ancora oggi! – e lo schermo di un piccolo televisore. Inoltre, il conducente può dialogare direttamente con la centrale dei taxi attraverso un radiotelefono il cui microfono è integrato nell’aletta parasole.
Soluzioni innovative per la massima sicurezza
Sono molto importanti le innovazioni dedicate alla sicurezza, che successivamente diventeranno standard nelle vetture di serie: come il piantone dello sterzo snodato per salvaguardare il guidatore in caso d’impatto frontale, la plancia imbottita in materiale deformabile e il fissaggio dei bagagli tramite cinghia.
Ma anche il sistema di comunicazione con radiotelefono, che prevede il microfono nell’aletta parasole, è un antesignano degli attuali sistemi vivavoce per i telefoni cellulari. Inoltre, il televisore posizionato al centro della plancia, può essere considerato il precursore dei moderni schermi dei sistemi d’infotainment. Alcune soluzioni funzionali vengono riprese anni dopo, come il portellone vetrato sulle “hatchback”, o la tasca porta carte ricavata nel tetto, ancora oggi presente sulle vetture monovolume.
Fonte FCA Heritage, che ringrazio!
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